Onorevoli Colleghi! - Sebbene precise indicazioni legislative indichino nei servizi pediatrici, territoriali e ospedalieri, l'ambito più adeguato per il soddisfacimento di salute degli adolescenti, l'assistenza medica a questa fascia di età rimane, nel nostro Paese, ancora troppo frammentata e non adeguata ai moderni standard di cura, anche per le carenze nell'ambito della formazione curriculare del medico in medicina dell'adolescenza. Inoltre, dal punto di vista assistenziale ospedaliero, circa l'85 per cento degli italiani di età tra i 14 e i 18 anni viene ricoverato in reparti per adulti, mentre la minoranza ricoverata in area pediatrica è accolta in spazi non adeguati per i loro bisogni di privacy e di crescita.
A livello territoriale, i circa 7.400 pediatri di famiglia assistono meno del 50 per cento degli adolescenti con età compresa tra gli 11 e i 14 anni, mentre i rimanenti sono in carico a soggetti non adeguatamente formati sui bisogni di questa fascia di età, come i medici di medicina generale, e spesso trovano come unica risposta, ma inadeguata, i servizi di emergenza e urgenza (pronto soccorso, medici della continuità assistenziale).
Altre rilevanti criticità sono rappresentate dalla mancata definizione di modalità di transizione dalle cure pediatriche a quelle dell'adulto, dall'inadeguata assistenza ai ragazzi con patologia cronica e ai loro bisogni e dall'abolizione della medicina scolastica.
Negli ultimi anni il sistema sanitario pediatrico è profondamente cambiato con notevole riduzione dei tempi di degenza e di incremento delle attività in day hospital ambulatoriali. Inoltre, le degenze di media e lunga durata si verificano prevalentemente per malattie piuttosto complesse, che necessitano di prestazioni di eccellenza.
Inoltre, l'area della salute materno-infantile presenta alcune specificità di cui è necessario tenere conto nell'organizzazione
a) in tutti i casi di infermità o di patologia complessa, l'assistenza psicologica si è dimostrata utile per migliorare i tempi e la qualità della guarigione. L'ospedalizzazione rappresenta infatti un momento di disadattamento per la persona e in particolare per i pazienti adolescenti;
b) infanzia e adolescenza, insieme a gravidanza, parto e allattamento, rappresentano situazioni delicate e particolari della vita, ma non (tranne che in rari casi) patologiche. È importante che l'interazione con i servizi sanitari, tradizionalmente rivolti verso la patologia, non ne stravolga il significato;
c) l'assistenza, sia in termini di programmi di diagnosi sia di trattamenti, deve quindi essere modulata nel rispetto della fisiologia di questi eventi e saper cogliere e trattare tempestivamente la patologia senza portare ad una medicalizzazione indiscriminata e non necessaria;
d) l'interazione con i servizi sanitari in momenti così sensibili della vita può rappresentare un'utile occasione di educazione alla salute e alla prevenzione.
È necessario, quindi, dedicare una particolare attenzione alle problematiche adolescenziali, in quanto sono evidenti le «fragilità» insite in questa fascia di età, l'emergere di situazioni di disorientamento e di potenziali rischi di malattia e di devianze, su cui occorre intervenire precocemente al fine di garantire uno stato di maggiore benessere psico-fisico e sociale e porre le basi di una migliore qualità della vita futura.
Il Piano sanitario nazionale (PSN) 2006-2008, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2006, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 2006, prevede tra «Gli obiettivi di salute del Servizio sanitario nazionale» (capitolo 5) delle specifiche indicazioni per «La salute nelle prime fasi di vita, infanzia e adolescenza» (capitolo 5.1). Tra gli obiettivi fissati per il triennio meritano di essere ricordati i seguenti punti:
a) riorganizzare i servizi di emergenza e urgenza pediatrica;
b) educare i giovani alla promozione della salute, all'attività motoria, ai comportamenti e agli stili di vita adeguati nel campo delle abitudini alimentari, alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale compresa l'infezione da HIV, della tossicodipendenza e dell'alcolismo, nonché alla procreazione responsabile, sollecitando il contributo della scuola, attivando anche interventi, in particolare nei consultori familiari e negli spazi destinati agli adolescenti, di prevenzione e di lotta ai maltrattamenti, agli abusi e allo sfruttamento dei minori e alla prevenzione degli incidenti stradali e domestici;
c) prevenire la patologia andrologica e ginecologica nell'età evolutiva;
d) migliorare l'assistenza ai bambini e agli adolescenti affetti da patologie croniche mediante lo sviluppo di modelli integrati tra centri specialistici, ospedali, attività assistenziali territoriali, quali l'assistenza psicologica e sociale, la scuola, le associazioni dei malati e il privato no profit;
e) valutare con attenzione e contrastare il fenomeno del doping che sembra interessare sempre di più anche i giovanissimi che praticano lo sport a livello dilettantistico e amatoriale.
Il coinvolgimento dei pediatri di famiglia (PdF) nei percorsi assistenziali concordati tra ospedale e territorio, sia per le patologie croniche sia per gli aspetti chirurgici, costituisce, poi, un elemento di grande importanza per ottimizzare l'attività di assistenza e per ampliarne il campo di applicazione. Il PdF, infatti, opportunamente informato e inserito nel percorso assistenziale, è in grado di agevolare la scelta del regime di ricovero più opportuno per le varie condizioni patologiche per la sua insostituibile conoscenza del